Ciao Luca, per prima cosa ricordaci: a che stagione siamo arrivati alla guida di Trek-Segafredo?
Siamo al nono, il tempo scorre che quasi non ce ne rendiamo conto. Ma se conto anche l’avventura con Leopard, è il mio 12° anno nella famiglia Trek.
Sul finale di stagione del 2021 hai fatto prendere a tutti gli appassionati di ciclismo un grosso spavento. La malattia è ormai alle spalle? Come stai?
Ora posso dire “bene”. La situazione sta migliorando ma, come sempre in questi casi, ci vuole sempre tempo e pazienza per tornare al 100%. Manca ancora un po’ di strada per arrivare al traguardo, ma sicuramente il peggio è passato. Alla Strade Bianche ho avuto via libera dai medici per tornare alle corse. Con enorme piacere. In questi mesi però sono sempre riuscito a portare avanti il mio lavoro di gestione del gruppo. Forza e grinta non sono mai mancate, anche nel periodo più difficile.
Come valuti invece questo inizio di stagione della tua squadra? Che aspettative hai per i prossimi mesi?
Se guardo alla squadra maschile, abbiamo avuto un inizio di stagione è stato compromesso da qualche caduta ed infortunio di troppo. Nonostante questo siamo sempre riusciti a piazzare un corridore nelle top dieci delle classiche monumento, un dato comunque incoraggiante. Ora arriva la stagione dei Grandi Giri e sono certo che riusciremo a rifarci in queste competizioni. Ci sono ancora un bel po’ di mesi e corse da affrontare, puntiamo ad essere protagonisti anche grazie a giovani talentuosi e desiderosi di mettersi in mostra. La prestazione di Juanpe Lopez al Giro è un ottimo punto di partenza, sia come risultato sia come approccio alle corse. Lato femminile, invece, c’è poco da aggiungere: i risultati parlano da soli. Le ragazze ci hanno regalato grandissime soddisfazioni. Balsamo e Longo Borghini sono state tra le protagoniste, finalizzando il lavoro della squadra con grandissime vittorie di spessore come la Gand Wevelgem e la Roubaix. Difficile chiedere di più.
Ciclismo femminile: negli ultimi tempi si sta dando sempre più risalto anche alle donne, con il Team Trek-Segafredo sempre più tra i punti di riferimento del panorama internazionale. Quali sono le differenze di gestione tra i due Team?
Le dinamiche di gruppo sono differenti. La squadra femminile, composta da 14 elementi, ha dei regimi più familiari. Il gruppo necessita una gestione che si concentri sui minimi dettagli, per evitare di compromettere quegli equilibri che, in questi anni, ci hanno permesso di diventare una squadra faro per l’intero movimento.
La squadra maschile, composta da oltre 30 atleti, richiede più sforzi di programmazione e gestione remota dei ragazzi. Delegare e gestire i sottogruppi è lo sforzo principale e quello che richiede maggiori energie e sinergie a livello di management.
A livello di emozioni ti piace di più stare in ammiraglia durante un Grande Giro oppure durante una delle classiche monumento di Primavera?
Personalmente adoro le Classiche. Quel concetto di “All in”, senza prova d’appello, è ciò che più mi affascia e attrae in una gara di ciclismo. Non nego o dimentico però che vedere uno dei nostri ragazzi o ragazze vestire e conquistare una maglia ad un Grande Giro, dopo settimane di gara dura, la sensazione è fantastica. E’ una di quelle gioie che ti accompagna nei giorni seguenti, quando realmente ti rendi conto di quello che è successo. In tal senso questo Giro entra di diritto nella storia del nostro team e tra i miei ricordi.
Tra i giovani che hai in squadra quest’anno, su chi dovremmo scommettere per il futuro?
Credo Simmons abbia già dimostrato grandi qualità, poi metto Skijelmose per le gare a tappe e, a breve, sono convinto che anche Tiberi e Baroncini sapranno dimostrare il loro valore. Juanpe ha dato prova di grande solidità nei Grandi Giri e sono convinto che abbia ampi marigini per affermarsi. Con le ragazze il discorso è più complesso. Non avendo la categoria U23 il passaggio al World Tour prevede tempi di maturazione più lenti. Però, è bene sottolineare che atlete come Balsamo e Van Anrooij sono ancora giovani ma già capaci di giocarsi le proprie carte senza paura.
Se potessi scegliere una corsa da vincere da qui ai prossimi tre anni, quale sarebbe?
Paris-Roubaix maschile e Tour de France femminile.
Quale è stata invece quella che ti ha emozionato di più nella tua carriera?
L’Olimpiade 2016 a Rio, al fianco di Fabian Cancellara. La crono mi ha dato un’emozione particolare, dato che era l’ultima corsa vinta come allenatore. Poi metto il Mondiale di Pedersen, una vittoria ottenuta da un ragazzo in cui ho creduto sin da giovane. Infine, sul podio, metto a pari merito la Milano-Sanremo vinta da Stuyven e Il Lombardia di Mollema.
Per le ragazze è ancor più difficile decidere, perché molti successi sono stati storici. Credo però che le due Paris-Roubaix, di Deignan e Longo Borghini, sono state l’apice, a cui aggiungo il Mondiale a cronometro di Ellen Van Dijk.
Il rimpianto più grosso?
Il Record dell’Ora con Cancellara, perché sarebbe stato un bell’esercizio per tutti. E poi, una tappa al Giro d’Italia con Nizzolo in maglia tricolore con Trek-Segafredo scritto sopra.
Raccontaci un aneddoto che hai nel cuore dei tuoi tanti anni da D.S.
È molto recente. Durante la Sanremo 2021, in cima al Poggio, in ammiraglia con Kim Andersen, riusciamo ad intravedere la televisione e vediamo che i velocisti sono troppi. Ci guardiamo e decidiamo che è meglio attaccare, se possibile, per evitare di arrivare a giocarsela con le ruote più veloci. Giusto il tempo di suggerire a Jasper di tentare, mentre ormai il gruppo era già a metà discesa, e le immagini mostrano il suo attacco. Una sincronia perfetta, quasi da film. Poi, fiato sospeso fino al passaggio della linea. Il nostro motto è #WeAreATeam, un gioco di parole per esprimere il concetto di squadra di alto livello unito, ispirato ad A-Team, il telefilm degli anni 80. In quella Sanremo, così come nella serie tv, abbiamo concluso dicendo “Adoro un piano ben riuscito”. E’ stato davvero divertente.
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