Elisa’s blog: Un anno in più, un passo in avanti. Da qui, si riparte Un anno in più, un passo in avanti. Da qui, si riparte

Elisa’s blog: Un anno in più, un passo in avanti. Da qui, si riparte Un anno in più, un passo in avanti. Da qui, si riparte

Rieccoci, finalmente. Nel caldo degli Emirati Arabi inizia la mia nuova stagione, la numero 13 da quando sono professionista. Sono arrivata ad Abu Dhabi due giorni fa, dopo un mese di peregrinare. Ho iniziato il nuovo anno a Gran Canaria, insieme al mio fidanzato Jacopo, per allenarci in un clima mite e lontano dal freddo di Ornavasso. Poi mi sono spostata a Calpe, per dieci giorni di ritiro con la squadra e infine sono andata a Tenerife per il mio primo ritiro in altura sul Monte Teide. Quasi quindici giorni di allenamenti in solitaria, con coach Paolo Slongo ad affiancarmi e supportarmi. Un ritiro è sempre un ritiro – mangia, allenati, riposa e ripeti – ma questa volta è stato diverso. Forse perché ero sola a pedalare, forse perché la pace della natura, del silenzio quando cala il sole ti trasmette un senso di pace incredibile. Difficile spiegarlo a parole e ciò che conta, oltre all’unicità dell’esperienza vissuta, è il risultato. Mi sono allenata bene, ho macinato oltre 1.200 km su e giù dal vulcano, mi sono preparata come volevo per una stagione lunga e impegnativa. Insomma, sono pronta!

La prima edizione dell’UAE Tour sarà il trampolino di lancio. Poi arriverà il primo assaggio di Belgio, Strade Bianche, Trofeo Binda, le classiche del pavè e quelle delle Ardenne. A inizio maggio andrò in Spagna per la Vuelta Femenina, il primo GT del circuito femminile. Dopodiché tirerò un po’ il fiato per preparare la doppietta Giro d’Italia – Tour de France. Lì, tirerò una linea e capiremo il resto della stagione. Ovviamente lavorerò anche per guadagnarmi una chiamata ai mondiali di Glasgow.

Già, i mondiali. L’anno scorso, in Australia, è stato uno dei momenti più difficili della stagione, oltre al periodo che ha preceduto l’exploit alla Roubaix. Non ho mai nascosto che la maglia iridata è un obiettivo che vorrei coronare prima di smettere e l’anno scorso c’erano le condizioni per riuscirci. Stavo bene, il percorso si adattava. Ma, si sa, le corse di un giorno sono la roulette. Ci sono voluti tanti giorni, settimane direi, per mettermi tutto alle spalle. Mi sentivo vuota, triste, quasi in colpa per non aver finalizzato il lavoro delle miei compagne.

 

Ho riflettuto a lungo e, quando ho ripreso a correre, al Giro dell’Emilia, è stato come un effetto bungee jumping. Un po’ come successo a Roubaix. Toccato fondo sono risalita, come di slancio, e ho tirato fuori il massimo. Ma non è stato semplice, sebbene il risultato sia stato ottimo (dopo l’Emilia ho vinto la TreValli).

Mi sono trovata a fare i conti con un aspetto della nostra vita da sportivi che molti, quasi nessuno, vedono. Abbiamo un’idea dello sport come qualcosa che rende sempre e solo forti, pronti ad affrontare qualsiasi situazione. Ed è vero, alla fine di tutto, ma il processo che ti porta lì passa attraverso un duro faccia a faccia con le nostre debolezze. Mette a nudo le nostre paure, ci fa scoprire quanto siamo vulnerabili e, molto semplicemente, cosa significhi essere umani e tenere molto a qualcosa. Lo sport non ci fa diventare super, ma ci forma, attraverso i successi e le sconfitte. Ci rende più consapevoli dei punti di forza e delle debolezze. Alla fine, cosa c’è di più bello che scoprirsi e conoscersi?

Un anno in più è un passo in avanti. Da qui, si riparte.

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