Balsamo e Sanguineti, la coppia regina delle volate Dopo un anno con maglie diverse, le due atlete si sono ritrovate con la maglia Trek-Segafredo, lasciando subito il segno con due vittorie alla Settimana Valenciana. Per voi, ecco un’esclusiva intervista doppia.

Balsamo e Sanguineti, la coppia regina delle volate Dopo un anno con maglie diverse, le due atlete si sono ritrovate con la maglia Trek-Segafredo, lasciando subito il segno con due vittorie alla Settimana Valenciana. Per voi, ecco un’esclusiva intervista doppia.

Iniziamo con le presentazioni: Elisa presenta Ilaria e viceversa.

Elisa: Ilaria Sanguineti, detta Yaya, è la miglior ultima donna del gruppo. Non lo dico perché è qui con me, ma ne sono profondamente convinta. E’ una ragazza speciale, un po’ matta, ma noi la vogliamo così.

Ilaria: Elisa Balsamo ha bisogno di poche presentazioni come atleta, tutti la conoscono. Seria, super professionale. Ma poi, quando entri in profondo contatto con il suo mondo, scopri anche il suo lato pazzo. E poi c’è qualcosa che la gente non sa: ha una dipendenza per i biscotti Macine della Mulino Bianco!

 

Siete colleghe, siete state avversarie e ora siete di nuovo compagne di squadra.

Elisa: Tra noi c’è un legame che va oltre la bici. Abbiamo anche un tatuaggio insieme, realizzato con una terza amica, Silvia Pollicini. Sono tre triangoli che rappresentano tre donne, con sfumature azzurre e rosa che rimandano ai colori Valcar, dove eravamo compagne.

Ilaria: C’è stata fin da subito una grande empatia come donne, ma in bici il feeling non è stato subito immediato. Elisa ha impiegato un po’ a fidarsi di me. Le prime gare mi urlava sempre cosa fare e io le rispondevo a tono. E’ stato un confronto necessario per l’intesa che abbiamo ora.

 

Siete entrambe velociste: siete mai state in competizione l’una con l’altra?

Ilaria: No, perché Elisa è la più forte, non c’è mai stata discussione. Anche quando diceva di non avere gambe, lei era la più forte.

Elisa: Falso! Il fatto è che lei non vuole mai fare le volate. Tante volte è capitato che le dicessi “oggi tiro io la volata a te”, ma non c’era verso di convincerla.

 

Come è nato questo rapporto simbiotico nelle volate?

Elisa: E’ un rapporto costruito step by step, ma l’input è arrivato dal nostro DS in Valcar, Davide Arzeni, che aveva capito subito le potenzialità della nostra accoppiata.

Ilaria: Alla base c’è un solo fattore, la fiducia. Deve essere quasi una cieca fiducia l’una dell’altra e non è qualcosa che puoi dare per scontato. Parliamo di sensazioni difficili da spiegare.

Elisa: all’inizio ricordo che, a 15 o 20 km dall’arrivo, avevo l’ansia di essere troppo indietro in gruppo, di non essere nella giusta posizione, e in tutta risposta mi beccavo un “stai zitta” da parte sua. Ora mi incollo alla sua ruota e seguo. Mi affido totalmente al suo istinto.

Ilaria: Adesso non serve neanche parlare. Non mi giro mai per vedere se lei è a ruota, perché lo so. Se la sento urlare, è perché è successo qualcosa, come una foratura.

 

Come è stato, l’anno scorso, ritrovarsi avversarie?

 Elisa: Avevamo maglie diverse, ma per me era impossibile considerarla un’avversaria.

Ilaria: Diciamo che, in gruppo, le ho risparmiato qualche spallata… Scherzi a parte. In volata poi c’è poco tempo per pensare. Devi concentrarti sul tuo compito. Avere a fianco Elisa o Wiebes, per me è sempre valsa la regola della correttezza. Le volate per me non sono “vita mia, morte tua”, serve sempre rispetto.

 

Cosa vi lega oltre la bici?

Elisa: Abbiamo due personalità simili e un approccio alla vita uguale: cerchiamo di prenderla dal verso buono, anche davanti alle difficoltà.

Ilaria: Vero, ma il rovescio della medaglia è che se una cala di morale, l’altra la segue. Però ne usciamo sempre insieme e alla grande. C’è veramente una grande empatia.

Elisa: La nostra è un’amicizia in cui non serve sentirsi tutti i giorni, ma entrambe sappiamo che nel momento del bisogno, ci siamo sempre.

Ilaria: C’è solo un aspetto del nostro carattere che ci rende differenti. Elisa, se deve dire qualcosa, è sempre diretta, affronta le questioni senza mezzi termini; io tengo un po’ più a freno a lingua nei momenti di tensione, perché a volte ho paura di fare danni…

 

Il miglior ricordo che avete insieme?

Elisa: L’ultima tappa del Women’s Tour 2021, la mia ultima gara con la Valcar. Inoltre, è stata la mia prima vittoria in maglia iridata, ottenuta con una vera e propria prova di forza sulla Wiebes. Ci siamo gasate tantissimo.

Ilaria: Un bellissimo ricordo che, per me, vale quanto la tappa finale della Vuelta Challenge del 2020 a Madrid. Era uno di quei giorni in cui lei era convinta di non farcela e poi ha vinto alla grande. L’abbiamo costruita quasi a tavolino, un copione perfetto.

 

Tirare le volate significa fare una rinuncia?

Ilaria: No, assolutamente. Io mi esalto in questo ruolo. La vittoria di Elisa è come una mia vittoria, anche per l’amicizia che ci lega. Ho pianto tante volte di gioia per lei.

Elisa: Lo ripeto, Ilaria è la migliore ultima donna del gruppo per le volate, ma ha tutte le potenzialità anche per ritagliarsi i propri spazi. Secondo me si sottovaluta tanto, troppo.

 

 

Quali sono i must have di un rapporto tra chi tira e chi fa la volata?

Ilaria: La prima, già detta, è la fiducia. Quando sei ad un centimetro l’una dall’altra ad alta velocità, non ci sono troppe variabili. O ci credi, o no. E poi, in un certo senso, devi spegnere il cervello. Pensare il meno possibile e affidarsi all’istinto. Devi concentrarti solo su te stesso e chi ti segue. Ti mentalizzi sull’obiettivo e null’altro.

Elisa: L’istinto è ciò che deve guidare le azioni di una e dell’altra. Poi, c’è l’aspetto comunicazione. Devi capirti al volo, con un gesto o una parola. Non c’è tempo per spiegarsi troppo durante lo sprint.

 

Cosa avete imparato l’una dall’altra in questi anni insieme?

Elisa: Grazie a Yaya, ho imparato a muovermi in gruppo come un gatto.

Ilaria: Grazie a Elisa ho imparato ad essere più organizzata nella mia vita da atleta. Fosse per me, sarei molto più naif, ma con lei ho imparato un metodo, a curare più i dettagli. Mi ha trasmesso determinazione, che forse è la sua forza più grande.

 

Come sono le volate nel ciclismo femminile?

Elisa: Credo che le dinamiche in gruppo stiano cambiando. Il gruppo sta tecnicamente crescendo. Vediamo squadre sempre più organizzate nei finali e questo si riflette anche nelle volate. Ci sono i treni, come da anni vediamo nel ciclismo maschile. Le volate sono sempre meno confuse, meno disordinate.

Ilaria: Fino a qualche anno fa il compito della squadra era tenere la velocista davanti e poi doveva arrangiarsi. Adesso c’è molta più strategia.

 

Quale deve essere la miglior qualità di un velocista?

 Ilaria: Direi mordente ed Elisa, in questo, ha pochi eguali in gruppo. E come un toro che vede la bandiera rossa. A 3km dalla linea, lei è così. Nella sua testa in quel momento c’è solo la vittoria, non c’è esitazione. In parecchi casi, questa qualità fa la differenza a parità di forza.

 

E la miglior qualità di un lead out?

Elisa: Sono due. La prima, deve essere altruista. Un conto e tirare una volata perché ci credi, perché vuoi farlo; un altro è perché la squadra te lo chiede ma la tua fiducia nelle possibilità del velocista non sono massime. Chi segue, sente se la fiducia manca. La seconda qualità è la freddezza. Sapere quando è il momento giusto di partire, dove e come muoversi, a prescindere dal movimento delle altre squadre. In questo Yaya è la migliore che si possa trovare.

 

Il Tour ha portato il ciclismo femminile ad un altro livello. Come avete vissuto la vostra prima esperienza e cosa vi aspettate per la prossima edizione, che correrete insieme ?

Elisa: Sento di avere un conto in sospeso. In un 2022 straordinario, il Tour è stato forse l’unico neo. Non è stata una delusione, perché comunque ho dimostrato di esserci. Ma la vittoria è mancata. Nel 2023 sarà diverso. Ho la corsa nel mio mirino e avere Yaya al mio fianco sarà l’arma in più.

Ilaria: il mio primo Tour è stato molto difficile, ho sofferto tanto. Quest’anno, sono certa, sarà molto diverso.

 

Ultima domanda: la miglior qualità e il peggior difetto?

Ilaria: Elisa è un po’ permalosa. Insomma, dire “poco” è un eufemismo… Come pregio, senza dubbio l’altruismo.

Elisa: Yaya è un po’ naif, a volte ha bisogno di una di una spinta, di una motivazione. Lo stesso motivo, però, è anche la sua miglior qualità: sa prendere le cose con la giusta leggerezza, spensieratezza e allentare le pressioni.

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