Mamma a due ruote Abbiamo fatto due chiacchere con Francesca Giani per capire come si fa a coniugare l’essere mamma, lavoratrice e sportiva

Mamma a due ruote Abbiamo fatto due chiacchere con Francesca Giani per capire come si fa a coniugare l’essere mamma, lavoratrice e sportiva

Mi chiamo Francesca ho 35 anni, vivo sul lago di Como e lavoro per Santini in Svizzera. Nella vita oltre a lavorare e a fare la mamma, corro e pedalo, perché sono i miei sport preferiti. Sono laureata in Pedagogia e prima di lavorare nel ciclismo mi sono occupata di ricerca e progettazione educativa nel campo della Media Education.

Come si fa a coniugare l’essere mamma, lavoratrice e sportiva?

Ammetto che inizialmente non è stato facile. I primi due mesi tra sveglie notturne e allattamento li ricordo belli tosti. Dormivo poche ore per notte e di giorno per ricaricarmi anziché dormire, cercavo di uscire in bici o a correre. C’è voluta un po’ di organizzazione per coniugare il tutto. Soprattutto quando dopo 5 mesi dalla nascita della bimba ho ripreso a lavorare. Quando però hai una grande motivazione e ami quello che fai, un modo per organizzarti lo trovi sempre.

Come è cambiata la tua vita da donna sportiva a mamma sportiva?

Sono sincera. Prima di diventare mamma l’idea di avere un figlio mi spaventava molto. Temevo di non potere essere libera nel gestire la mia grande passione per lo sport.

Ora posso dire che la mia vita è cambiata in meglio. Lo sport mi ha aiutato sia durante la gravidanza che ora. Mi dà un senso di serenità ed energia utili nella gestione della mia bimba e credo che anche lei ne tragga beneficio. Ultimamente ho iniziato a condividere qualche uscita in bici o di corsa anche con lei, grazie a un passeggino studiato apposta.

A che età ti sei avvicinata al mondo della bici? E grazie a chi?

Mi sono avvicinata al mondo della bici già da piccolina. Seguivo le corse in Tv con mio papà. Ero affascinata dalla figura di Marco Pantani. Un Pirata che correva in bicicletta e che quando scattava in salita era bello da guardare. Abitavo con i miei genitori vicino a una salita storica del Giro di Lombardia, cosi ero solita andare a fare il tifo con mio padre. Cosa che faccio ancora oggi, con la mia bicicletta a bordo strada.

La bici è sempre stato il mio gioco preferito. Ricordo come fosse ieri l’istante in cui imparai a pedalare senza le rotelle. Fu una gioia immensa! Mi sentivo grande, libera e felice. Poi da ragazzina grazie al mio fidanzato, iniziai a praticare Mtb, anche se il mio sogno è sempre stato quello di acquistare una bici da corsa. Sogno che realizzai nel 2012 quando i miei genitori mi chiesero cosa regalarmi per la Laurea. Un regalo che mi ha cambiato totalmente la vita. Mi ha appassionato cosi tanto da stravolgere il mio lavoro e il mio stile di vita.

Negli ultimi anni c’è stata una forte crescita di ragazze appassionate al mondo delle biciclette. È un fenomeno che continuerà la sua crescita secondo te? Cosa serve per far crescere ancora di più questo movimento?

Sicuramente negli ultimi anni l’arrivo delle donne ha subito un incremento e sono felice di questo. Se penso a quando iniziai io all’età di 19 anni, i miei amici mi prendevano in giro dicendomi che praticavo uno sport da ragazzo. Anche in famiglia, dopo due fratelli maschi, i miei genitori speravano in uno sport per me diverso. Infatti praticai Ginnastica ritmica prima, poi Funky e Aerobica a livello agonistico, ma il sogno di pedalare era piü forte, cosi a 19 anni iniziai ad approcciarmi alla MTB insieme a Fabio, il mio attuale marito.

Ricordo che mi prestava le sue divise, perchè faticavo a trovare dei kit carini per ragazze.

Oggi che il ciclismo non è più solo passione ma anche moda e l’incremento di noi donne in questo sport si è fatto più significativo, ha portato le aziende a sviluppare nuove tecnologie e materiali sempre più specifici non solo per uomini ma anche per noi ragazze.

Lavorando nel settore mi rendo sempre piü conto del cambiamento, anche se ancora c’è da lavorare per farsi che la concezione di questo sport non sia prettamente maschile. Si fa ancora troppa distinzione tra i due sessi e le donne non vengono messe sullo stesso piano degli uomini. Basta pensare all’attenzione mediatica verso il ciclismo maschile rispetto a quello femminile, agli sponsor e agli stipendi delle donne che utilizzano la bici come strumento di lavoro. Il divario è ancora troppo ampio.

Nelle zone dove abiti tu si allenano molti ciclisti professionisti: come è trovarsi a pedalare e rapportarsi con loro?

Mi rendo conto di essere fortunata perchè spesso mi trovo a condividere le mie pedalate con ciclisti professionisti. Pedalare con chi seguo in tv, con i miei idoli è per me un onore. Ho avuto la fortuna di condividere le mie pedalate con Vincenzo Nibali, Aru, Ulissi… e trovarmi a bere il caffè con loro.

Negli anni grazie alla bici sono diventata amica di Luca Chirico e Alessandro Vanotti. Spesso ci scriviamo e ci accordiamo per qualche pedalata insieme. Quando pedalo insieme a loro mi sento a mio agio, mi aspettano e mi raccontano spesso i retroscena e le sfumature del loro mestiere. Aneddoti che in Tv non si vedono.

Se penso che una volta i ragazzi mi deridevano perchè praticavo questo sport, mentre ora sono loro che mi cercano per pedalare insieme o mi chiedono consigli.

Da qualche anno collabori con Trek. Come ti trovi con i prodotti dell’azienda americana?

Ho avuto la fortuna di iniziare a collaborare con Trek a inizio 2020. Proprio prima dell’inizio della pandemia, Erano anni che sognavo una bici come la loro. Attualmente utilizzo la Domane SLR, una bici endurance che trovo versatile e molto comoda, adatta a qualsiasi terreno, grazie alla sua geometria e al sistema IsoSpeed che allevia tutte le sollecitazioni date dal fondo stradale.

Devo dire che sono rimasta impressionata sia dalla tecnologia dei loro prodotti che dalla serietà della loro azienda.

Da appassionata e stimatrice da sempre del marchio Trek, non posso che essere entusiasta e soddisfatta di questa collaborazione.

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