Siberia 105 Il nostro amico Stefano Gregoretti in sella alla sua Trek 1120 si è avventurato su strade impervie e piene di sorprese in Siberia. Ecco il suo racconto.

Siberia 105 Il nostro amico Stefano Gregoretti in sella alla sua Trek 1120 si è avventurato su strade impervie e piene di sorprese in Siberia. Ecco il suo racconto.

Si sa, le idee malsane arrivano sempre dopo una birra con gli amici, ma a volte sono quelle che ti smuovono le budella e ti fanno innamorare non solo di un paio di belle gambe femminili, ma anche progetti bizzarri dove sai che dovrai metterti alla prova con gli elementi. È cosi, che appassionato di spedizioni estreme nei luoghi più remoti del nostro delicato Pianeta, ho messo gli occhi su un puntino della mappa chiamato Jakutia. Ne avevo già sentito parlare dall’amico Dino Lanzaretti che l’aveva attraversato 4 anni fa con il suo destriero d’acciaio e che per poco non ci aveva lasciato le penne.

Da lì a contattarlo per avere informazioni c’è voluto meno di un secondo, e parlando ho capito che sarebbe stata la persona giusta per condividere con me gioie e dolori. Non era forse un campione del mondo dei pedali, del resto di un ciclista con centinaia di watt non ci avrei fatto nulla se fosse morto dopo la prima ora. Non era richiesta la performance pura ma la capacità di muoversi in un ambiente estremo e di sopravvivere a temperature ben inferiori ai -50°C per un mese, facendolo possibilmente sempre con ironia e gioia. Questo è quello che ho visto in Dino sin da subito, e alla fine sento di aver avuto ragione.

 

 

 

Questa è l’unica regione al mondo dove la differenza di temperatura fra estate e inverno raggiunge i 105 gradi. In inverno la minima è di -68°C e d’estate raggiunge invece i +37°C. Grande come l’Europa ma con una densità di popolazione di 0.3 abitanti ogni km quadrato. Il progetto era di unire pedalando i due abitati che si contendono questo gelido record di città più fredde al mondo, Oymiakon e Verkojans, durante il periodo di vivibilità più estremo, dove la temperatura raramente sale sopra i -50°C. 1200km in bici in queste condizioni quasi impossibili di vita, un’avventura che diventa impresa già soltanto a nominarla.

In periodo di pandemia e restrizioni inoltre, già poter arrivare in Russia è un avventura nell’avventura e la logistica è sempre complicata, soprattutto in ambiente artico. I materiali vanno in crisi e la scelta degli stessi diventa prioritaria. Avevamo scelto un carrello da attaccare alla Trek 1120 debitamente sgrassata e ri-lubrificata con grasso dedicato, proprio per poter distribuire il materiale ed il cibo su una terza ruota e non sollecitare troppo telaio e componenti. Esperimento fallito dopo 5km dalla partenza perché a -55°C la piccola ruota del carrello si è bloccata per il gelo ed ha cominciato ad arare la neve. Impossibile proseguire cosi: quindi abbiamo rinunciato da subito a parte dell’equipaggiamento, caricando solo lo stretto necessario sui portapacchi della bici per muoverci piu leggeri.

Dal momento che la benzina per alimentare il fornello con il quale sciogliere il ghiaccio e poter bere gela a -48°C, abbiamo optato per una piccola stufa smontabile in titanio alimentata con la legna che avremmo trovato dove decidevamo di fare campo ogni sera, attrezzati con una tenda tepee per poter fare uscire da un piccolo camino il fumo. Soluzione già provata che ovviamente obbliga, dopo una giornata passata sui pedali, a fare anche i boscaioli per almeno un paio d’ore.

Le notti sono terribilmente fredde, e tocchiamo una mattina il record di 60°C sotto lo zero. Le poche ore di luce non sono da meno. Il flebile sole non scalda e per una settimana intera il termometro non è mai salito sopra i -55°C. Muoversi in quelle condizioni è un costante check del corpo, un esercizio di sopravvivenza millimetrico e continuo, ma le albe cobalto e il silenzio assoluto, rotto solo dal rumore dei chiodi nel ghiaccio sono qualcosa di indescrivibile e valgono ogni secondo speso in questo ambiente lunare.

Ogni discesa è una scarica a tratti impossibile di freddo, ma l’ospitalità delle pochissime anime che abitano in questo posto cosi sperduto e remoto ci ha scaldato ogni singola cellula più che il fuoco vivo. Vivono qui persone straordinarie, con le quali a causa della barriera linguistica a volte non abbiamo avuto nessun dialogo ma solo gesti e sguardi d’intesa. Abbiamo vissuto con loro capendoci nel silenzio, senza il bisogno di usare infinite parole. Animali come noi, figli di una terra unica e magica.

E il viaggio non termina qui: non vediamo infatti l’ora di tornare in queste terre in estate, per scoprire la siberia in versione calda, per trovarci di nuovo ad emozionarci per tutto ciò che ci saprà donare.

Bici adventure e da cicloturismo

Bici adventure e da cicloturismo

Non c'è modo migliore per vedere il mondo che in sella ad una bicicletta. Dalla città alle montagne, fino al deserto.
Scopri di più

About the Author: Trek

La nostra missione: costruiamo solo prodotti che amiamo, offriamo un'ospitalità incredibile ai nostri clienti e cambiamo il mondo portando più persone in bici.