“From 0 to 0” al Monte Teide Unendo bici e corsa, a giugno Andrea Lanfri ha completato in 15 ore il suo progetto “From 0 to 0” al Monte Teide, raggiungendo la montagna più alta della Spagna, con partenza e ritorno dall’oceano Atlantico, con la prima e ultima parte in bicicletta su una Trek Top Fuel e la seconda parte in scalata. La cosa speciale? Che nel 2015, dopo la meningite, si è ritrovato da un giorno all’altro senza gli arti inferiori e senza sette dita delle mani...
Ciao Andrea, che cosa ti spinge ad affrontare queste sfide?
Mettermi alla prova. Mi pongo un obiettivo, mi preparo, mi alleno e poi vedo se riesco a portarlo a termine. La montagna per me è la sfida nella sfida, ma proprio per questo mi piace un sacco. Mi mette seriamente alla prova. In questi miei ultimi progetti chiamati “From 0 To 0” un mix di montagna e varie altre discipline sportive si è rivelata un’unione formidabile, che mi sprona a dare il meglio.
Il 13 maggio 2022 alle ore 5.40 (ora locale, Nepalese) diventi il primo pluriamputato al mondo ad aver salito la cima più alta del pianeta: l’Everest. Cosa hai provato in quel momento? Che sensazioni ti sei portato con te?
La grande emozione l’ho provata quando ho visto la vetta, ho visto la fine della montagna… È stata un’emozione diversa dalle altre ovviamente: ricordo che il mio pensiero è andato indietro nel tempo, pensando a tutti gli allenamenti e tante altre montagne scalate per poter arriva in vetta all’Everest. La grande emozione è stata compiere quel viaggio, quell’avventura non iniziata con il trekking da Lukla, ma partita anni prima, da quando ho iniziato a pensare a questo progetto, a tutte le emozioni e alle persone che mi hanno aiutato a realizzare questa impresa.
Come scegli le vette da affrontare?
Non sono casuali, o per lo meno non tutte. Molte hanno un significato personale molto importante per me. Alcune, direttamente o indirettamente sono vette che sono entrate a far parte della mia vita, magari da racconti, foto o video. Altre invece sono semplicemente belle esteticamente da salire.
Quale è il momento che porti più nel cuore di tutte queste scalate in cui ti sei cimentato?
Difficile dirne uno solo. Ogni salita o avventura è unica. Proprio lungo questi viaggi di momenti importanti ne ho vissuti veramente tantissimi, da rendere impossibile stilare una classifica. Sono emozioni non solo a livello “alpinistico” ma anche umano ed esplorativo. La grande emozione che provai al mio ritorno a casa dall’ospedale e soprattutto le prime uscite con gli amici nelle mie montagne di casa, quelle sono state e rimangono dei bellissimi ricordi, un mix di emozione, curiosità e voglia di tornare a vivere.
L’allenamento: quanto tempo ci vuole per preparare un’avventura come quella del Teide? Come gestisci l’allenamento in bici e quello senza le due ruote?
Per un alpinista è molto importante un allenamento a 360 gradi. Per me l’allenamento sulle due ruote è alla base di tutto, l’ho introdotto nella mia tabella di preparazione dal 2020 proprio in previsione dell’Everest e delle Seven Summit. Prima era solo la corsa, ad oggi corsa, bici e montagna solo le mie tre passioni. In linea di massima sono sempre in preparazione, mi alleno sempre, mi piace anche quando non sto preparando niente di particolare. Poi, in previsione di qualche evento come questo, inizio con una preparazione specifica che dura mesi, cercando di simulare a piccole dosi quello che poi dovrò affrontare.
Da poco è uscito il tuo libro dal titolo: OVER. Quale è l’obiettivo del libro?
È un libro in cui si parla di montagna, ma il mio obiettivo non è quello del classico libro di imprese d’alta quota. Spero di lanciare un messaggio, di speranza e di rinascita. Bisogna sempre seguire le proprie passioni, nonostante tutto! L’Everest ha un sapore diverso dall’ordinario, è stato un po’ il mio modo di dire, si può andare oltre. Over!
Se pensi a una cosa che ti fa stare bene è…
Un bosco, in mezzo alla natura con una tenda in compagnia del mio cane… Nient’altro.
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